I libri sulla scena 2025

Fantasmi

durata: 60 minuti ca.

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA – SGOMBERO – COLLOQUI COI PERSONAGGI di Luigi Pirandello

testo e regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
con Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Margherita Smedile

LE TRE CORDE – Compagnia Vetrano/Randisi

  • Martedì 8 aprile ore 18; FRIBURGO, Collège Saint-Michel

Per Vetrano e Randisi la realizzazione de I Giganti della Montagna ha rappresentato l’approdo di un viaggio nel mondo pirandelliano cominciato nel ‘99 con la messinscena de Il berretto a sonagli e proseguito con L’uomo, la bestia e la virtù e Pensaci, Giacomino!.

Fantasmi è uno spettacolo in cui gli attori e registi siciliani, affiancati sul palco da Margherita Smedile, raccolgono i fili di questo lungo percorso pirandelliano e compongono uno studio sull’uomo Pirandello. Lo spettacolo si apre con un monologo tratto da “Colloqui coi personaggi”, uno di quegli scritti non catalogati dall’Autore che sono pubblicati nell’Appendice alle Novelle per un anno. Pirandello, come ci riferisce lui stesso in diverse occasioni, dialoga spesso con questi personaggi che riceve regolarmente nel suo studio: ascolta le loro storie, li interroga, ne approfondisce la conoscenza e decide poi se includerli in qualche novella o romanzo. Il personaggio che gli si presenta in un momento particolarmente convulso, alla vigilia dello scoppio di una guerra, gli sottopone alcune riflessioni: la vita, nel suo scorrere naturale, non viene influenzata dai fatti che gli uomini compiono, procede senza intralci verso il proprio destino e in particolare la vita dei personaggi, in quanto creature nate dalla mente di un artista, hanno il pregio di sopravvivere agli eventi e alla stessa vita degli uomini.

Mettendo insieme i due atti unici Sgombero, l’invettiva che una donna fa contro il padre alla sua veglia funebre, e L’uomo dal fiore in bocca, il racconto consapevole e appassionato di un uomo che sta per affrontare la sua morte, si coglie il senso di disprezzo del comune pensare che si respira in tutta la drammaturgia di Pirandello, della capacità di irridere e far ridere con amarezza dei vizi e dei paradossi della società.

Il luogo delle azioni – uno spazio astratto in cui sembra si sia fermato il tempo – diventa la “stanza della tortura” che Giovanni Macchia individua come topos costante nei lavori pirandelliani.
E il fiore in bocca diventa malattia di una intera società.